venerdì 19 aprile 2024 Ti trovi in: Commenti » Comunicazione 9

C'è un bel ponte il 2 giugno, dove si può andare? Le previsioni come il solito in questi ultimi tempi danno pioggia. Si passa al piano B. Niente passi dolomitici, Grossglockner, Obertauren, ecc., si va a cercare il sole. Dove? Nei Balcani.

Due orette su Google Maps e il “Balkan Tour 2016” è pronto.

Decidiamo di partire un po’ prestino la mattina del 2 giugno perché abbiamo in programma di fare una tappa di 801 km e quel che più speriamo, evitare la perturbazione prevista per la mattinata.

Alle sei siamo già partiti.

Imbocchiamo l’autostrada a Udine Nord. Arrivati allo svincolo di Palmanova, prendiamo in direzione Trieste.

  

Usciamo al casello di Lisert (Monfalcone Est), dove proseguiamo per 27 km in superstrada fino all’uscita di Padriciano.

Facciamo una scorciatoia di qualche km per stradine secondarie e sbuchiamo sulla SS14 a Basovizza. Svoltiamo a sinistra, percorriamo circa quattro km sulla SS14 ed entriamo in Slovenia. Proseguiamo fino alla stazione di servizio Mol di Kozina, dove una volta fatto il pieno, siamo attirati dal profumo delle brioche appena sfornate. Che fare? È l’ultima possibilità di fare una colazione all’italiana. Senza pensarci due volte, parcheggiamo la “Rossweisse” e prima di inoltrarci nei Balcani, vai di cappuccino e brioche.

Finora il tempo ha tenuto. È nuvoloso, non piove ma fa un po’ freschetto, perciò avendo i giubbini estivi, decidiamo di indossare la giacca antipioggia.

  

Ripartiamo per la 7, percorriamo i circa 25 km che ci separano dal confine di Pasjak e siccome è ancora prestino, riusciamo a entrare in Croazia senza nessuna difficoltà.

Altri pochi km sulla D8 e imbocchiamo l’autostrada in direzione Rijeka.

Sta cominciando a cadere qualche goccia di pioggia ma giù in lontananza sul mare si vedono già alcuni sprazzi di sole.

  

Passata Rijeka, proseguiamo in superstrada in direzione di Crikvenica e Rab.

Facciamo un po’ di km e troviamo la superstrada chiusa. Continuiamo per la D501. Dopo una decina di km di curve e contro curve, arriviamo sulla D8 costiera.

Percorriamo 25 km con un bellissimo panorama sul mare e sull’isola di Krk e arriviamo a Senj.

Come avevo promesso a Ornella, dopo Senj solo sole e così fu.

Abbandoniamo la costa, facciamo un 25 km di curve in direzione Otočac e riprendiamo l’autostrada al casello di Žuta Lokva.

Cosa dire delle autostrade croate? Non c’è niente da dire sono perfette in tutto e dappertutto. Le avessimo noi così in Italia.

  

Continuiamo velocemente in direzione Split. A Zadar evitiamo per pochissimo un temporale che ci obbliga a fare rifornimento e ripartire velocemente, senza sosta caffè, prima che la “bomba d’acqua” ci raggiungesse.

Dopo una quarantina di km, ci fermiamo all’area di sosta Odmorište Krka.

  

Quest’area si trova sulla riva sinistra del fiume Krka. Dal suo belvedere si ha un panorama unico sul fiordo formato dal fiume e sul bellissimo paesino di Skradin che è base di partenza per visitare il “Nacionalni Park Krka”.


Sempre nell’area di sosta a protezione del Krka veglia la Madonna del Cammino al Bambin Gesù, una statua alta 3,5 mt dal peso do 8 t. Questa, è la più alta statua della madonna di tutta la Croazia.

Guardo l’orologio. Sono le dieci e sebbene siamo già a metà strada, abbiamo ancora un quattrocento km per arrivare a Kotor.

Ripartiamo a velocità +++.

Dopo 150 km, superata l’uscita di Vrgorac, intravediamo tre moto. Sono Lucio con Carla, Gino con Susanna e Marino del Moto Club Dese.

Manca poco allo svincolo di Mali Prolog. Poiché Lucio mi aveva detto che andavano a Medjugorje facciamo un cenno di saluto e imbocchiamo l’uscita direzione Ploče Dubrovnik.

Scendiamo per una quindicina di km per la D405 fino alla strada costiera D8.

  

Svoltiamo in direzione sud, passiamo la “Valle dei Mandarini” situata alla foce del fiume Neretva.

  

Continuiamo sempre sulla D8 fino al valico confinario di Klek e verso le dodici entriamo in Bosnia.

  

Meno di 5 km e arriviamo alla cittadina bosniaca di Neum.

  

Facciamo benzina, parcheggiamo fuori alla Konoba Adria e ci facciamo un bel piatto di calamari ripieni con patatine, due buone palacinke e due fresche Karlovacko.


Ripartiamo da Neum verso le tredici.

Altri quattro km in direzione sud e rientriamo in Croazia per il valico di Zaton Doli.

  

Continuiamo sempre per la D8 in direzione sud.

  

Dopo aver fatto 55 km con dei panorami unici sulla costa dalmata con tutte le sue innumerevoli isole, verso le quattordici arriviamo a Dubrovnik che ci accoglie con il suo maestoso ponte.

  

Una piccola curiosità, questo ponte lungo 334 mt. dal peso di 1.200 ton., la struttura in acciaio è stata fornita dalla Cimolai SpA di Pordenone. Un orgoglio italiano anzi friulano.

  

  

Dubrovnik è bellissima ma ci siamo stati diverse volte, così questa volta ci accontentiamo di fotografarla dall’alto.

  

  

Proseguiamo sempre per la D8.

  

Dopo 40 km siamo alla frontiera croata- montenegrina di Palje Brdo.

  

Ci avevano avvisato che le pratiche per entrare in Montenegro erano un po’ lunghe. Davanti a noi 7/8 auto e 6 moto. Calcolo che se tutto va bene, li passeremo un’oretta.

Ma, nella vita ci vuole culo. Con la coda dell’occhio vedo che stanno aprendo un’altra corsia. Uno scatto della mia “Rossweisse” e siamo i primi della fila.

Dopo una decina di minuti, entriamo in Montenegro.

Una piccola comunicazione di servizio. Se andate in Montenegro, assicuratevi che la carta verde sia valida per il Montenegro, così risparmiate un bel po’ di tempo.

Continuiamo per 6 km e siamo a Igalo il primo paese che incontriamo alle Bocche di Cataro.

  

Non sono neanche le quindici, mancano 50 km alla meta. Tra poco più di mezzora, siamo in albergo.

  

Seeeee, benvenuto in Montenegro. Siamo arrivati alle sognate “Boka Kotorska” (Bocche di Cattaro) dove alla fine di questo suggestivo “fiordo mediterraneo” si trova la nostra meta, l’antica e attraente Kotor. La strada si fa sempre più a curve, affascinanti insenature si susseguono tra ampie valli che abbracciate tra loro, sprofondano nelle acque del mare.

  

Le strade sono bellissime ma quasi tutti i 50 km sono con limiti di 50 km/h e in molti tratti di 30 km/h. Tutti rispettano i limiti perché la polizia la trovi dietro ad ogni curva o paesino che passi.

  

Morale della favola ci abbiamo messo un’ora e trequarti per arrivare all’Hotel Galia.

Parcheggiamo la “Rossweisse”, facciamo il check-in, una rinfrescante doccia e quando ci affacciamo sul balcone della camera, la baia con Kotor davanti a noi, ci fa dimenticare gli 800 km percorsi.

  

Una meraviglia della natura con le montagne che strapiombano direttamente sul mare.

Kotor, patrimonio dell’Unesco lì davanti a noi carico di secoli di storia.

Avevamo deciso di fare una serata relax in albergo ma la tentazione di andare a fare quattro passi per il centro storico è troppo forte.

Kotor una meraviglia situata tra il mare e il monte Lovćen che raggiunge quasi i 1.500 mt., è un’affascinante cittadina tutta da vedere.

Come arriviamo a Kotor siamo subito accolti dalla magia affascinante del posto.

Il centro storico è protetto dalle sue antiche mura che risalgono parte della montagna retrostante.

  

Come si entra dalla porta principale ci si apre davanti la Piazza d’Armi con l’antica “Turris torturae” conosciuta oggi come la “Torre dell’orologio”.

  

Passeggiando tra i vicoli s’incontra numerose chiese di culto ortodosso e cattolico.


La più famosa è la Cattedrale cattolica di San Trifon con la sua bellissima facciata affiancata da due campanili.

  

Non meno interessante quella ortodossa di San Luca.

È una chiesa modesta con l’interno a navata unica suddivisa in tre arcate.

  

Inizialmente di culto cattolico, fu concessa ai fedeli ortodossi e oggi possiede due altari, uno cattolico e uno ortodosso.

Girovagando per i suoi vicoli, girando l’angolo si sbuca in una delle tante piazze, dove spiccano numerosi palazzi che conservano ancora l’impronta architettonica della lunga dominazione veneziana.


Le massicce mura che circondano Kotor, partono dal livello del mare fino a un’altitudine di 260 mt. La loro lunghezza è di 4,5 km, raggiungendo in alcuni tratti l’altezza di 20 mt.

  

 Nella parte superiore vi è una fortezza che offre una vista mozzafiato sulla città e sulla baia. Impressionanti di giorno e molto spettacolari di notte essendo tutte illuminate.

  

Che dire della città di Kotor? Circondata da possenti e impervie montagne, adagiata in una colorata e luminosa baia, è una cartolina vivente che attira il visitatore come una visione fiabesca. Come scrisse il poeta Ljuba Nenadovic, “Mi sembra strano che il sole possa tramontare su tale bellezza”.

Rientriamo in albero e la stanchezza comincia a farsi sentire, così ci accomodiamo in terrazza e ceniamo con una vista notturna unica su Kotor.


Dopo questo bellissimo primo giorno non mi resta che augurarvi a tutti una buona notte.

 

Il 03 giugno ci svegliamo verso le otto, facciamo colazione godendoci il panorama mattutino e …

  

… verso le nove partiamo per una giornata di relax a Budva.

Partiamo da Kotor per la E80 in direzione sud. Percorriamo 25 km e arriviamo a Budva.

  

Budva è la capitale del turismo montenegrino. Nei dintorni le bellissime spiagge sabbiose sono contornate da lussuosi alberghi e splendide ville.

La spiaggia più bella è quella di Becici. Negli anni trenta è stata proclamata “la spiaggia più bella d’Europa”.

La fortuna turistica di Budva è dovuta oltre alle sue spiagge, anche dall’ottimo clima mediterraneo, con estati calde, inverni miti e con poche precipitazioni atmosferiche.

  

Ma Budva è anche storia. L’antica città, cinta da mura di difesa, è un vero gioiello urbanistico architettonico.

  

Secondo la legenda, fu fondata da Cadmo e Armonia che arrivarono in questa zona alla ricerca della principessa fenicia Europa che era stata rapita da Zeus.


La città vecchia, sorge su un’isoletta collegata alla terraferma da una lingua di sabbia che con il tempo si è trasformata in una penisola.


Le sue strette e tortuose vie, le piazzette, le chiese e la sua cittadella, offrono a noi visitatori un ambiente molto affascinante.


Davanti alla città si trova l’isola di San Nicola con i resti dell’antico convento e della chiesa.


L’isola, circondata da un mare cristallino, tra la folta vegetazione mediterranea, ci sono ristoranti e bar all’aperto che di giorno sono un posto ideale per la frescura e un buon bagno, mentre la notte si trasforma tutto in una grande discoteca.

  

Dopo aver visitato la parte vecchia di Budva, partiamo per andare alla spiaggia di Sveti Stefan.

La pittoresca Sveti Stefan, si trova 5 km a sud di Budva. È una delle località più ricche di fascino di tutta la costa montenegrina.

Arrivando da Budva, il minuscolo paesino, si para davanti in tutto il suo splendore senza il minimo preavviso lasciandoci a bocca aperta.

  

L’isoletta rocciosa con il borgo appollaiato in cima è collegata alla terra ferma da una bellissima striscia di sabbia che è una delle più belle spiagge del Montenegro. È frequentata da vip e teste coronate di tutto il mondo. Tra queste, hanno soggiornato a Sveti Stefan, Sofia Loren, Doris Day, Alberto Moravia, Kirk Douglas e la regina d’Inghilterra, Elisabetta II^.

Guardando Sveti Stefan dall’alto, pensiamo che non sia la spiaggia per noi.

Giro la mia “Rossweisse”, ritorniamo sui nostri passi per circa 3 km e ci fermiamo alla spiaggia di Pržno.

Pržno è un pittoresco villaggio di pescatori. Ci sono tanti ristoranti e taverne che si affacciano direttamente sulla spiaggia.

  

Specialmente le taverne offrono cibo caratteristico del luogo. I piatti a base di pesce e frutti di mare sono portati direttamente dal mare, poiché i pescatori gettano le reti durante la notte nel mare circostante e le raccolgono alle prime luci dell’alba.

Davanti alla spiaggia ci sono tre rocce che creano un porto naturale, rifugio sicuro per le barche dei pescatori.

  

Sulla roccia più grande, poggia una vecchia casa in rovina che neppure i più vecchi residenti, o i loro nonni, ricordano quando e per che motivo la casa fosse utilizzata, lasciando ancora oggi un tocco di misterioso fascino.

  

Verso le quattro del pomeriggio, vediamo in lontananza che si sta formando un cupo temporale.

Ripartiamo velocemente per Kotor. Le nubi si fanno sempre più minacciose. Cavolo dobbiamo fare benzina. Perdiamo quei cinque minuti che fortunatamente si trasformano in una “botta di culo”. Mentre passiamo la galleria che sbuca a Kotor, essendo leggermente in salita, vediamo venirci incontro un fiume d’acqua. Non ci si poteva fermare e già immaginavo cosa ci aspettava all’uscita.

Usciamo e, grazie alla “botta di culo” del rifornimento, aveva appena terminato di diluviare.


Rientrati in albergo, dopo una bella doccia rinfrescante, per farci venir fame, andiamo a fare quattro passi per Kotor.

Verso le venti, trovato un tipico ristorantino sul mare, ci accomodiamo per farci una bella scorpacciata di pesce.

Si chiama “Konoba Marius” e la prima cosa che ci sorprende è la cordialità del personale. Come del resto di tutti i montenegrini.

  

  

Noi non parliamo il montenegrino e purtroppo nemmeno l’inglese. Il problema era che non volevamo ordinare una cosa per un’altra. Una ragazza del posto, vistoci in difficoltà, si è avvicinata e sapendo l’italiano ci ha fatto da interprete.

Così, grazie alla gentilezza della ragazza, abbiamo potuto ordinare esattamente quello che volevamo.


  

Per quanto riguarda la ragazza dal tavolo del bar ci teneva d’occhio e come si avvicinava il cameriere, lei arrivava per aiutarci. Altro piccolo esempio della cordialità montenegrina, in albergo visto la nostra difficoltà, la volta dopo ci ha fatto trovare il menù in italiano.

Ritorniamo alla “Konoba Marius”, la portata di pesce era sublime, il dolce anche, la birra, anzi le birre erano ottime, il panorama unico che, mentre il giorno lasciava posto alla notte, pian piano cambiava la tonalità del mare, trasformandolo in un romantico scenario.

  

Rientriamo in albergo, prima di andare a dormire ci godiamo per l’ultima sera la bellissima vista che spazia sulla baia dal balcone della nostra camera.

  

Il quattro mattina, dopo aver fatto colazione, carichiamo la “Rossweisse” e un po’ a malincuore partiamo con destinazione Sarajevo passando per il “Durmitor National Park” e il canyon del Tara.

Mentre lasciamo l’albergo, vediamo due navi di crociera che stanno facendo manovra per attraccare in porto.

  

Nei due giorni che abbiamo soggiornato a Kotor, sono arrivate ben quattro navi da crociera; questo per dire quanto questa splendida città sia visitata. Non per niente, come dicevo prima, è inclusa nella lista dei “Patrimoni dell’umanità” protetti dall’Unesco.

Da Kotor continuiamo costeggiando il bellissimo fiordo fino a Lipci.

  

  

Giriamo a destra sulla P11 e cominciamo a salire verso l’intersecare della M6.

Quando ho programmato il tour, avevo detto a Ornella che avevo in programma di percorrere alcune strada secondarie e non essendo mai stati in Montenegro non avevo la minima idea di come fossero. Ci aspettavamo strade strette con asfalti al limite della decenza ecc. ecc.

Be questi 40 km di strada secondaria posso solo dire: “Le avessimo noi le strade principali di montagna, così”.

  

Arrivati sulla M6, svoltiamo a destra e vai verso Nikšić. Siamo in mezzo al nulla, traffico quasi inesistente, mi viene voglia di lasciare andare la mia “Rossweisse”, mi trattengo sapendo che i controlli sono frequenti. Difatti dietro una curva in mezzo al nulla, la polizia ci aspettava al varco. Un cenno di saluto e vai. Perciò se andate in Montenegro, rispettate i limiti che quando meno te lo aspetti sono dietro l’angolo.

  

Percorriamo una ventina di km e nelle vicinanze dello Slansko Jezero, vediamo delle macchine ferme. Pensiamo a un incidente ma superata la fila, ci troviamo davanti quattro massi collocati in mezzo la strada per chiudere il passaggio.

Cavolo se dobbiamo ritornare indietro la allunghiamo di un centinaio di km.

Un piccolo sopraluogo e vedo che levando i bauletti si passava a filo tra due massi.

   

  

Superato l’intoppo, proseguiamo.

  

Strada facendo capiamo il perché di quella “barriera”. Stanno rifacendo il fonda stradale. In Italia raschiano via qualche centimetro e poi sistemano tutto con un piccolo strato di asfalto, qui invece scavano per circa mezzo metro, rifanno la massicciata e sopra un bello strato di asfalto. Capisco perché le loro strade sono senza una buca o un rattoppo.

Quando arriviamo sul cantiere, la cortesia montenegrina riemerge di nuovo. Macchinari che si spostavano per lasciarci passare, operai che ci facevano segno di proseguire indicandoci il percorso più semplice per non crearci molti problemi. Veramente gentili.

Arrivati a Nikšić, fatto rifornimento, imbocchiamo la E762 in direzione nord.

  

Percorriamo una ventina di km e svoltiamo a destra sulla P5.

 

  

Passiamo Šavnik e dopo una cinquantina di km arriviamo al bivio per il Durmitor.

Giriamo a sinistra sulla P14 e cominciamo a inoltrarci nel parco.

  

Il Parco Nazionale del Durmitor, anche questo inserito nella lista dei “Patrimoni dell’umanità” protetti dall’Unesco, è costituito da un massiccio montuoso situato nella parte settentrionale del Montenegro.

  

Il parco è una meta ideale per gli amanti della moto.

  

I paesaggi del Durmitor sono un autentico e raro capolavoro della natura per la bellezza dei suoi luoghi incontaminati.

  

La principale attrattiva del parco è rappresentata da un vasto altipiano che si trova tra i 1.500 e i 1.600 metri di quota.

  

Solcato da profondi canyon, da cui s’innalzano straordinarie cime montuose (48 di queste superano i 2.000 metri di altezza). La cima più alta è il “Bobotov kuk” con i suoi 2.525 metri s.l.m.

  

Sopra i 1.500 mt, danno una straordinaria bellezza al Durmitor, gli “Occhi della montagna”, come sono chiamati i diciotto bellissimi lagni glaciali.

  

Dopo aver percorso più di trenta km sull’altopiano (strada asfaltata un po’ stretta ma con un fondo perfetto) arrivati nella zona di Suvodo, ci buttiamo giù verso il Pivsko Jezero per una ripida ed emozionante strada piena di tornanti e gallerie.

  

Nell’ultima e stretta galleria, una particolarità unica. All’interno della corta galleria c’è un incrocio che ci obbliga a fermarci per capire quale direzione prendere. Bellissimo e suggestivo.

  

Arrivati al lago Pivsko Jezero, giriamo sulla E762.

  

Proseguiamo costeggiando il lago per una decina di km e subito dopo la diga entriamo nello spettacolare Canyon Tara.

  

Il canyon del fiume Tara è lungo più di 80 km e raggiunge una profondità di 1.300 mt. Questo immenso canyon è il più grande d’Europa e nel mondo è secondo solo al Gran Canyon americano.

Noi per ragioni di tabella di marcia lo percorriamo solo per 17 km.

La strada s’inoltra nel canyon tra gallerie e pareti strapiombanti fino quasi al confine tra il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina.

Alla frontiera montenegrina, troviamo davanti a noi due macchine e un furgoncino.

  

Ma visto le lungaggini delle pratiche per passare ci perdiamo quasi trequarti d’ora. E sotto il sole non è piacevole.

Passato lo stretto ponte sul Tara, entriamo in Bosnia.

  

Qui fortunatamente ci chiedono solo la “green card”, così ce la caviamo in pochissimo tempo.

Ornella ni dice: “Non saranno così le strade fino a Sarajevo?” Gli rispondo solo: “Speriamo di no”.

  

Fortunatamente dopo una quindicina di km le strade tornano normali.

Molti di voi sanno che io non uso il navigatore e memorizzo i nomi dei paesi che devo passare. Semplice se non fosse per un particolare, nella parte della Bosnia così detta “Republika Srpska” i nomi dei paesi sono in cirillico.

  

Mi affido al mio buon senso d’orientamento e dopo un centinaio di km arriviamo a Sarajevo.

Fortunatamente troviamo l’albergo nelle vicinanze della Baščcaršija, l’antico mercato ottomano che è uno dei simboli di Sarajevo.

Facciamo una rinfrescante doccia e partiamo alla scoperta della città.

Sarajevo è una città decisamente giovane e nello stesso tempo piena di storia.

Definita “la Gerusalemme d’Europa” al suo interno, hanno convissuto e tuttora convivono popoli di etnie e religioni diverse. Nel solo centro storico sono presenti quattro luoghi di culto differenti. Convivono una accanto all’altra le chiese cristiane, le sinagoghe ebraiche, le moschee musulmane e le chiese ortodosse.

Entriamo nella Baščcaršija, e subito siamo immersi in un’atmosfera turco ottomana.

  

Seppure piccolo questo quartiere è una città nella città.

Si contraddistingue dalle sue strada lastricate, i suoi bazar, le sue botteghe colorate degli artigiani turchi, dei caffè e ristoranti che brulicano di turisti e gente del posto.


Passeggiando tra i vicoli, curiosando tra le botteghe, ammirando le chiese, le moschee sparse qua e la per il quartiere turco, verso le 18.00 ci viene un certo languorino anche perché non ci si era fermati a pranzo.


Adocchiamo un localino tipico nelle viuzze della Baščcaršija, ci accomodiamo e vai di Mućkalica e ćevapčići. Il tutto sempre accompagnato da una buona “pivo”.

  

Dopo esserci rifocillati, ci dirigiamo verso il “Ponte Latino”.

  

Su questo ponte in un attimo è cambiata la storia del secolo scorso. Qui fu assassinato per mano dello studente Gavrilo Princip, l’erede al trono d’Austria e Ungheria, Francesco Ferdinando d’Asburgo dando così il via alla Prima Guerra Mondiale.

Sarajevo è una città estremamente reattiva ai cambiamenti e alle nuove tendenze del tempo e a parte la Baščcaršija, è una citta moderna e un po’ caotica.

Tutti mi dicevano: “Ma non sei mai stato a Sarajevo? Vai che non sai cosa ti perdi”. A dire il vero sono rimasto abbastanza deluso. Come dicevo sopra, a parte la Baščcaršija, tutto il resto è un inesprimibile caos.

  

E come disse un contadino alla moglie: “Andiamo a letto e buona notte al secchio” recupereremo domani.

Siamo all’ultimo giorno del nostro tour nei Balcani.

Ci alziamo, facciamo colazione e caricata la “Rossweisse”, partiamo.

Anziché fare la M5 come da programma, il mio istinto mi fa girare sulla M18 per andare a prendere l’autostrada A1 a Vogošća.

La scelta era ok ma dopo un po’ di km mi accosto per controllare se ero sulla strada giusta.

Nemmeno il tempo di spegnere il motore che dietro di noi si ferma una macchina bosniaca.

“Avete bisogno di qualcosa?” mi dice una donna in un quasi perfetto italiano. Mi da delle indicazioni, risale in macchina e riparte. Anche in Bosnia ho trovato quel sintomo di civiltà e cortesia che forse noi abbiamo un po’ perso.

Imbocchiamo la A1, percorriamo una sessantina di km e siamo all’uscita di Zenica.

  

Fatto rifornimento, imbocchiamo la R445 e continuiamo in direzione nordest.

  

Passiamo Travnik, Donji Vakuf, Jajce e dopo 245 km siamo a Bihać.

  

Schivando un brutto temporale, verso mezzogiorno attraversiamo la frontiera tra la Bosnia e la Croazia.

  

Continuiamo sulla D217 per una quindicina di km. Svoltiamo a sinistra sulla D1 e dopo qualche km giriamo a destra sulla D42.

Cavolo il temporale continua a correrci dietro, così per sicurezza metto nel bauletto la mia Nikon e indossiamo le tute antipioggia.

Percorriamo 83 km sulla D42. La strada è immersa in mezzo al niente. Per un attimo ho pensato di aver preso la strada sbagliata.

83 km in due ore. Certe volte me le vado a cercare ma fortunatamente la pioggia ci ha lasciato stare.

Finalmente arriviamo a Vrbovsko. Imbocchiamo l’autostrada in direzione Rijeka (Fiume).

Continuiamo per una novantina di km e siamo a Rupa.

Svoltiamo a destra sulla D871, percorriamo pochi km e dopo aver superato una lunga fila (che bello essere in moto), passiamo il confine ed entriamo in Slovenia.

Facciamo circa 25 km e mettiamo i piedi sotto un tavolo della “Pivovarna gostilna Mahnič” di Kozina.

Potevamo finire il “Balkan Tour 2016” senza fermarci da Mahnič? Certamente no.

Una Wiener Schnitzel, un bel piatto di patatine fritte, una fresca e buona birra media, una Gibanizza, un buon caffè e il “Balkan Tour 2016” è finito.

  

Verso le diciassette, riprendiamo la “Rossweisse”, rientriamo in Italia, percorriamo gli ultimi 90 km e siamo a casa.

Che dire? Il Montenegro è bellissimo e se tutto va bene la prossima volta ci rimaniamo più giorni.

Ciaoooooooooo a tutti.

   
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